da 'la Repubblica - R2 L'INCHIESTA': 'Aspettando la scuola che non c'è'

28.06.2012 15:40

I numeri, come al solito, sono impietosi: organici della scuola dell'infanzia, da 91.810 del 2009 a 81.049 del 2012 (-10.800 circa); bambini in lista d'attesa, da 27.000 del 2010/2011 alla stima di 35/40.000 del 2012/2013 (+8/13.000); bambini da 6 mesi a 3 anni che riescono ad accedere al nido, 65% Svezia, 40% Francia, 15% Spagna, 11% Italia, 10% Germania; bambini 0-3 anni che frequantano l'asilo nido in Italia, 3,3% al Sud, 16,8% al Nord; liste d'attesa, 60% al Sud, 40% al Nord.

Sono le cifre che testimoniano della scientifica distruzione della scuola dell'infanzia italiana, un tempo "fiore all'occhiello" del nostro Paese (ci ricordiamo il "modello Reggio Emilia", esportato in tutto il mondo come esempio), che sta andando avanti ormai da anni.

Il timore di Lorenzo Campioni, pedagogista emiliano che a lungo ha lavorato con Loris Malaguzzi, tra i fondatori degli asili di Reggio Emilia, è che i bambini di questi anni difficili "perdano il diritto alla straordinaria esperienza della scuola dell'infanzia che tutto il mondo ci invidia, l'unico campo in cui l'Italia ha raggiunto gli obiettivi europei. Non potendo più ammettere tutti, se non si invertirà la rotta, potranno accedere agli asili pubblici soltanto i meno abbienti, in un'idea puramente assistenziale del servizio, tutti gli altri si dovranno rivolgere alle strutture private, e molti magari rinunceranno".

Con buona pace dei sostenitori del pareggio di bilancio e del pericolo dello spread per i mercati, chi risarcirà la generazione futura dell'assenza di una struttura socioeducativa che ha permesso alle scorse generazioni, come dice Daniela Del Boca, una delle massime esperte di politiche di welfare, di "imparare a stare insieme, ad ascoltare, ad apprendere, a rispettare le regole, a creare relazioni"?