da "la Repubblica - ed. Genova": "Genova, si indaga per terrorismo, un superteste ha visto chi ha sparato"

09.05.2012 15:41

La notizia è passata in secondo piano, subissata dalla mole di notizie sui risultati elettorali, ma la "gambizzazione" del dirigente dell'Ansaldo è sicuramente LA notizia genovese di questi giorni.

Pur non essendo ancora chiaro se la matrice dell'attentato sia quella terrorista o quella legata agli appalti di Ansaldo nell'Europa dell'est, si tratta, ovviamente, di un fatto gravissimo che ferisce la città e il suo spirito democratico, oltre che una delle sue maggiori aziende.

Se, pur ad oggi in assenza di una esplicita rivendicazione, si trattasse di un atto di terrorismo, ci si troverebbe ripiombati indietro di decenni e la situazione (per chi, come me, ha vissuto quegli anni) non può che destare forte preoccupazione.

E' chiaro che in fasi di forte crisi sociale ed economica il rischio di "fughe in avanti" da parte di gruppi o di singoli o, peggio ancora (e la storia sociopolitica italiana ne è piena), di "provocazioni" da parte di settori dei poteri forti sta nelle cose, ma ciò non di meno la vigilanza di tutte e tutti noi deve essere alta.

Le cronache descrivono il dott. Adinolfi come un nuclearista convinto e ciò può essere stata la causa della sua individuazione come "simbolo" da colpire.

Una delle cose che mi hanno sempre fatto prendere le distanze dai gruppi che praticavano la lotta armata, anche in anni in cui la loro dimensione era quella di "massa", è stata per me l'inaccettabilità della "scorciatoia" della violenza e delle armi; molto più "semplice" fare la battaglia antinucleare sparando alle gambe ad un dirigente Ansaldo che sbattersi quotidianamente a fare i banchetti nei quartieri per raccolgiere firme per il referendum contro il nucleare!

La dimensione del rapporto con le cittadine e i cittadini e del lavoro nel territorio è stata per me la discriminante politica, e lo continuerà ad essere!