da 'la Repubblica': ''Non lavoriamo per l'industria bellica'. Il gran rifiuto dell'azienda in crisi'
"Le scrivo per comunicarle una decisione che è maturata in questi giorni all'interno dell'azienda Morellato. La richiesta che ci avete rivolto ha dato vita a un complesso e sentito confronto tra noi, particolarmente difficile in questo periodo di crisi economica diffusa. Alla fine abbiamo deciso che non presenteremo la nostra offerta per l'impianto da installare. Siamo consapevoli che il nostro contributo alla realizzazione della struttura militare sarebbe stato marginale e certamente ci sarà un'altra azienda che ci sostituirà, ma non ce la sentiamo di mettere le nostre competenze al servizio di un'opera che potrà sviluppare tecnologia bellica".
E' la mail che Valerio Morellato, titolare dell'omonima ditta (che nella ragione sociale, al nome, aggiunge Energia Etica e Ambiente) che si occupa di idraulica, climatizzazione e impiantistica solare, ha inviato in risposta alla richiesta della Waas, gruppo Finmeccanica, che offriva alla piccola azienda artigiana toscana di realizzare un impianto per refrigerare la grande vasca per testare i siluri miliatri, per una commessa da 30.000 euro.
La decisione è stata presa a maggioranza dall'assemblea dei lavoratori, convocata insieme e su input del "padrone", che da due anni hanno già dovuto subire il dimezzamento del fatturato (anche grazie alle scelte scellerate del governo rispetto al fotovoltaico), il taglio del personale e la cassa integrazione con riduzione di orario per il quello rimasto.
"Quando ero ancora studente" spiega l'imprenditore "ho scoperto che il consumo etico e sostenibile può influenzare le scelte delle multinazionali, e ora, da imprenditore, penso di dover fare molto di più per dare un piccolo contributo a cambiare le cose nel mondo" e i lavoratori hanno apprezzato questa scelta etica.
Una presa di posizione, bella e coraggiosa, che (forse) fa ancora sperare che un altro mondo sia possibile.